notepad

amiamoci e patiamo.

sabato 20 dicembre 2014

ramificazioni


È stato uno dei miei pochi giorni liberi di questo mese, e l'ho impiegato per dedicarmi a cose che mi fanno stare bene, perlomeno quelle che posso procurarmi autonomamente: dormire, camminare, bere vino rosso.

A quanto pare sembra che io stia smettendo di ribellarmi e lottare contro l'idea di lasciar fare al tempo il suo lavoro, e coi suoi mezzi minuti di raccoglimento riduca in sabbia quell'impietoso massiccio di basanite. E la consegni al vento e non al sogno.

Mentre camminavo, passando sotto gli alberi spogli e a ridosso di una strana radura urbana, mi è venuta in mente la storia di un ramo secco. Tutta la bellezza della sua capacità di restare saldo al fusto o distaccarsene, e dei lunghi viaggi che avrebbe fatto restando a galla, se avesse avuto la fortuna di crescere vicino al mare, fintanto che le onde - come sempre accade - non l'avessero restituito alla terra. Non potendo più giocare si sarebbe contentato di giovare alla vita, essere raccolto da mani sapienti nell'uso delle lame e da esse intagliato, o trasformato in luce e calore, cenere e carbone.
Ma quando ho provato a formularle mi sono reso conto che le parole non sono rami secchi, sulla strada del ritorno si erano tutte ingarbugliate in apparente disordine. È che non sono per nulla preparato sulla ramificazione.

Ho studiato. Le mie parole ramificano per cima simpodiale scorpioide arrotolata a pastorale e portante i fiori sul lato dorsale.

Mi sono chiesto anche se un ramo secco possa fornire una buona struttura per la costruzione di un nido, senza però venirne a capo.

Fatto sta che un nido ce l'ho. Più d'uno.
Le conservo, le mie ali, e le curo. Sono scure, folte di piume e forti di ossa cave e muscoli dorsali. Ampie e adatte a lunghe traversate, mi rendono impacciato quando cammino tra chi sa stare con i piedi per terra. Ripiegate come sono, però, forniscono una buona protezione dal freddo e uno schermo dal giudizio di occhi che mi vedono senza sapermi. Ci si sente al sicuro, lì dentro.

Dirigendomi verso casa, comincio a indovinare le strade senza guardarle, camminando col naso all'insù. Riconosco il vicoletto giusto se, girando a sinistra, mi appare di fronte all'improvviso il piccolo carro. A quel punto, io lo so, ci sono quasi.

Del paragon la pietra / a tempo usar conviene:
chi prova e non risolve / un seccator diviene;
si rende altrui ridicolo / per farsi singolar.