Ogni giorno un drappello si riunisce e organizza la fuga. Si confondono nella folla, si preparano: il primo passo è abbandonare le radici, e i fratelli che restano. Poi si danno appuntamento alla prima doccia, o alle ore di libertà condizionata sul cuscino; i più coraggiosi agiscono in pochi secondi, al primo cambio dell’elastico. Sognano di andare in giro per il mondo a raccontare quello che hanno visto dall’infanzia ad oggi, da sei anni a questa parte. Alcuni riescono, prendono il primo vento e volano via. A volte li accompagno io stesso. Altri invece si nascondono negli angoli, o tra le trame dei tessuti, e non ne ritrovo che le spoglie: sfatte in overdose da polvere, accartocciate, annegate in centrifuga.
Ne ho incontrato uno che mi ha lasciato quest’estate. Stava per prendere il vento, ma proprio all'ultimo momento ehy, tu! si sente chiamare, e decide di soffermarsi sulla ringhiera. "Tu." a lui, che era sempre stato uno tra i tanti a restare, uno tra i tanti ad andar via. Per farla breve, ha vissuto una meravigliosa relazione con un ragno. Mi ha raccontato oggi delle loro danze. Di come si sentisse onorato, dell’eleganza con cui l’animaletto lo facesse sentire al centro della propria vita. Di come sia finita, con le prime gelate, con la crudeltà e la necessità con cui le cose sono solite finire.
Adesso, imbiondito dal sole e dalla neve ma ancora saldamente aggrappato per resistere al vento, quel capello è architrave di una splendida casa abbandonata. Le permette di estendersi coraggiosamente tra le sbarre, in alcune sue parti funziona da maestoso corridoio tra una stanza e l’altra della ragnatela.
Sembra soddisfatto, dopotutto.
Trema lievemente ad ogni alito di vento.
distanti come i capi di una corda che le nostre dita pizzicano
e vibra come un organo di note silenziose ad ogni battito
.. Tic..Tac..
Oscilliamo come un pendolo.
e vibra come un organo di note silenziose ad ogni battito
.. Tic..Tac..
Oscilliamo come un pendolo.