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amiamoci e patiamo.

giovedì 31 luglio 2014

la tregua


Sole basso, strada del ritorno affollata di vite veloci. La Stilo procede senza preoccuparsi del serbatoio quasi vuoto, decisa a prendere la precedenza che le spetta. Un'auto sconosciuta, rispettosamente, si ferma allo stop.
Freno anch'io.

Ora, mi rendo conto: un piccione grigio, zoppo e incapace di volare non è esattamente come una colomba bianca. Ma è sbagliato aspettarsi troppo da questo piccolo, brutto mondo.
Così aspetto che la bestiola attraversi la strada. L'auto allo stop a sua volta aspetta me. Il volto pacioso del suo conducente piega i baffi in un sorriso di approvazione. Lo saluto, mentre riparto.

Luglio è finito, oggi non si corre. Non si raccolgono a raduno la forza per restare sveglio e il coraggio per pensare a domani. Oggi si torna tra le macerie di ciò per cui poteva avere un senso combattere e che in nome della battaglia stessa ho trascurato. Per ricostruirne una casa nuova.

scenari di guerra - pronti a far fuoco

and I guess, I just don't know.
And I guess, I just don't know.

giovedì 3 luglio 2014

essi vivono


Sono senz'altro l'ultimo degli stronzi dinnanzi all'idea di raccontare la Sicilia. Non intendo neanche cimentarmi nell'impresa, ma propongo un esperimento. Provate a chiedere a chiunque di raccontare la propria esperienza isolata. Sono pronto a scommettere che presto sarebbe usata la formula "Bellissima! Però peccato...".

Così anch'io, se provassi a raccontarvi la mia colazione sulla terrazza dell'albergo a Enna alta, non potrei esimermi dal parlare del paesaggio bellissimo sulla provincia più alta d'Europa. Però peccato per quei palazzoni gialli di cemento orribili piazzati a casaccio nello scenario di rocche e castelli.

Sono stato contento di aver avuto l'incarico da autista per portare l'attrezzatura in Sicilia, anche se mi ha fatto un certo effetto trovarmi a solo un'ora di strada dalle persone che sanno farmi stare bene senza però poterle raggiungere, e essere circondato di persone che si son presi cura di me pur dandomi del lei.

Mi drogo un po' di vanità e piccoli entusiasmi, mentre ogni cosa mi sbatte in faccia i forti contrasti che caratterizzano la mia terra d'origine, la mia terra difficile. Come il bambino siciliano venuto a mendicare un po' di cibo al tavolo del ristorante riservato per la cena di artisti e crew, e i venti minuti di spettacolo pirotecnico abbondante, incessante e a tempo di musica, perdipiù. Il primo pensiero facile è "quanto spreco". Il secondo, ed è ancora tra quelli facili, è che quel patrimonio mandato in fumo a bassa quota se anche fosse stato distribuito tra tutte le famiglie con bambini mendicanti cibo, non ne avrebbe affatto migliorato la condizione di vita. Anzi. Perlomeno, per venti minuti ventimila persone hanno giocato a non esser sempre sole, a condividere lo stesso spettacolo, a guardare insieme al cielo. Bello.

La mia permanenza in Sicilia è stata esattamente come tutte le altre da quando l'ho lasciata: molto intensa, troppo breve.

Sono di nuovo sulla strada del ritorno, con una nuova storia da raccontare e un vuoto già vecchio e mai uguale.

 Da qui a casa, è una vita.