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amiamoci e patiamo.

mercoledì 27 agosto 2014

l'alba di un giorno vecchio


Da sempre, ogni volta che torno a casa nel cuore della notte cammino nel buio a passo svelto, sicuro di non urtare contro il comò. Attraversato il corridoio, sento mia madre biascicare qualche parola nel sonno - a seconda del suo umore, di biasimo per le mie abitudini o di contentezza per il mio rientro. La porta della camera da letto è aperta, e chiusa quella della cucina. Mentre giro la maniglia sento appena il suono della televisione accesa al volume minimo. Mio padre è steso di fianco sul divano - non lo usa mai quando gli altri sono svegli. A volte si addormenta, altre volte guarda e ridacchia. Nei casi più fortunati, mentre segue la trasmissione imbraccia la chitarra (compagna di vita che ha sempre suscitato la gelosia di mia madre) e la suona con infinita eleganza, così piano che sembra un miracolo, a vedere le sue dita grosse. Un lavoro di cesello iniziato cinquant'anni fa.

Oggi niente chitarra. Mi sono fermato a guardare la televisione con lui, scambiando di tanto in tanto parole a bassa voce  e sgranocchiando cracker trovati nella dispensa mai vuota (ripiano basso per il pane, sia fresco che secco; alto per stuzzicherie, biscotti e merendine). Dopo qualche minuto, lui accende la luce per lasciarmi mangiare con comodo e passiamo un'ora a guardare un varietà del '73, ridacchiando insieme.

Le sei. "Ciao, papà." Tra un'ora la sua sveglia suonerà. Due rampe di scale, per camera mia.  Il clima è fresco, sereno. Esco in terrazza a fumare l'ultima, e ascolto la città che se la prende comoda. Non il borbottìo delle auto in fila ma solo lo sbadiglio della cinghia di trasmissione che anticipa di qualche istante l'avviamento di un motore. Gli uccelli qui non gridano, è un chiacchiericcio mite. Da un quartiere lontano sento il suono del compattatore del camioncino che raccoglie i rifiuti indifferenziati, e i tonfi dei cassonetti rimessi giù bruscamente. Un'auto passa veloce, da come tira le marce sa più di giovane che rientra da Catania che di anziano che va a lavorare.


E a me sembra ancora tutto normale.

It's all wrong, it's all right
It's all, it's all