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amiamoci e patiamo.

mercoledì 15 ottobre 2014

venirne a capo


Mi chiedi cosa faccia ogni notte sveglio. Non ci sono rituali, ognuna ha la sua storia.

Devo imparare a sentirmi a casa qui, te l'ho detto. Di notte ne sento la voce. Abituandomi al ronfare del frigorifero semivuoto - un vocino da donna anziana dal respiro affannoso - sento emergere il woooosh di qualcosa che scorre senza mai smettere. Piccoli rumori di qualcosa che si sposta all'interno di una dispensa mi regalano istanti di vero allarme.

Gli insetti - minuti invasori - escono allo scoperto, e do loro la caccia. Ho avuto un ospite, qualche settimana fa: un grosso gatto rosso bene educato, che non ha miagolato neanche un commento sul disordine. Convenevoli silenziosi, un aristocratico contegno ha limitato la sua indole evidentemente affettuosa, consentendogli di mantenere le giuste distanze ed evitare strusciamenti.
Mi piacerebbe ricevere di nuovo la sua visita, credo che lo divertirebbe unirsi a me nella caccia; ma non è più passato a trovarmi.

Per il resto non leggo libri, fumo sigarette, gusto il sapore diverso che hanno le mele, il cioccolato, lo yogurt bianco, il pane e le solite cose che mangio anche di giorno, di notte. Passo troppo tempo su internet a giocare, ripromettermi di iniziare un film (a volte provo, ma mi arrendo dopo pochi minuti), a dialogare con persone lontane, chiedere loro stai bene? e mentire a loro e a me stesso dicendo che sto per mettermi a letto.

Indago sul mio corpo, mi chiedo se funzioni. Funzionicchia, come la Cinquecento: qualche aritmia nella camera di scoppio, qualche noia a giunti e trasmissione, rumori strani, ammaccature e ruggini, e intanto tira avanti. Mi faccio diagnosticare una serie di malattie da Google, in seguito ad una rapida autoanamnesi; sto abbastanza bene, però mi dico per poi rendermi conto che per avere un confronto su altri stati di salute non drogati da sostanze e circostanze dovrei tornare indietro fin dove la memoria non può più accompagnarmi. Figuriamoci la Cinquecento.
A quel punto decido che per sentirmi a casa qui dovrei avere un medico curante. Non ne ho mai avuto uno, perché ad Acireale il mio medico di famiglia è papà. Tutto bene, finché sono stato piccolo abbastanza da parlargli. Non ho idea di come si faccia a diventare assistiti, ma sono paziente. Anche stavolta chiederò ai miei amici, che pur non conoscendomi bene hanno già smesso da tempo di essere sorpresi o spaventati dalle mie stravaganze.

Aleggio su vite altrui annunciato da un pallino verde, come se avessi lasciato una delle mie iridi a sigillo del nome che sono. Commento senza posa, pizzicando di volta in volta una delle mie tre corde: la seria, la civile o la pazza. Taglio fili, è uno dei miei nuovi passatempi preferiti. Più di duemila nelle ultime settimane. Ho iniziato con i pubblicitari, continuato con i nomi che non mi dicevano niente, proseguito con molte donne che avevo coinvolto perché mi erano piaciute e molte altre che mi volevano comprare. Dopo una prima sgrossatura la ricerca è diventata laboriosa, così ho cambiato metodo. Ogni notte controllo la lista dei compleanni e, una ad una, ficco il naso in quelle vite. Se il nome non mi è immediatamente familiare, basta notare una qualsiasi forma di attivismo politico per rimuoverle senza ripensamenti; altrimenti valuto l'età, controllo che non ci siano conversazioni passate o questioni in sospeso da anni. Ne guardo le foto, ne giudico insindacabilmente le ispirazioni. E poi le cancello, basta un click.

Quando voglio forzarmi a prendere sonno mi masturbo, poi il pentimento accompagna a letto la coscienza. Mi rendo conto che non è gentile, da parte mia, dirtelo così. Del resto sei tu che hai formulato la domanda, e poi non ti ho costretto io a leggere questo fazzoletto imbrattato.

Ma so che la tua domanda era retorica, e che la risposta più educata sarebbe stata niente.

Scusami. È che devo cominciare ad andare a dormire prima, se voglio svegliarmi di mattina e andare a cercare un medico.


Is the sea everything?
Hello, hello.