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amiamoci e patiamo.

martedì 4 novembre 2014

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Sarà che non mi capisco mai troppo bene. Una cosa è certa: quello che non ho è la visione d'insieme.

Ci ho messo sei ore prima di rendermi conto di non aver neanche guardato l'altro lato della cartolina, quello che di solito s'intende come principale, la foto. Questione di un istante: paesaggio urbano, didascalia, cartolina voltata. Seguono minuti dedicati alla minuziosa e involontaria analisi di scelte e composizioni sintattiche, morfologiche, sonore e geometriche delle parole, per poi ingigantire col tocco dei polpastrelli oculari i particolari del francobollo, prender nota di tutte le date, divertirmi con i giochi di parole che offre il timbro, seguire tracce di pennellate che lascia il pennarello sul cartoncino nonostante la punta fine.

Forse è una caratteristica molto bambina, questa manìa per i particolari. Sono un maniaco del dettaglio? Non è colpa mia se certe persone sono soprattutto i loro polsi, l'intonazione della voce mentre parlano spontaneamente. Immagino che la parte adulta dovrebbe spingermi a una maggiore attenzione per l'aspetto generale, complessivo delle cose. Un quadro ottenuto attraverso le valutazioni costi/benefici, tempo/resa e altre incombenze dell'età dei bilanci e del diciamoci le cose come stanno (le cose stanno come ce le diciamo).

È rasserenante pensare che non sia davvero colpa mia.


Con questo non intendo dire che non mi piaccia guardare i paesaggi. Il problema è che la prima cosa che riesco a notarne sia la distanza. Visti dal vivo o mediati dal ricordo di un luogo che ho vissuto danno tutto un altro effetto, rendono possibili le immersioni come un cielo stellato in un luogo alto e buio in una notte tersa di marzo o d'agosto. Ma in foto sono faticosi. Così statici da avere tutto il tempo per indagare sulla nuvola che avvolge il faro come un abbraccio, sulla ELLE nel cielo e sui tetti rossi irrimediabilmente remoti.

E allora accetto la legge del più forte delle parti adulte altrui. Continuino pure a divertirsi delle mie espressioni meravigliate per il modo in cui vanno le cose, per le scommesse incoscienti e i rischi. La mia parte intatta ne viene smussata di volta in volta, ma è ancora lei che comanda; non l'involucro che cambia forma ogni volta che incollo di nuovo i frammenti. Lo scrive così sfacciatamente, la vanitosa, se la ride e puntualmente si vergogna di essersi mostrata a chi vuole vederla perché è bizzarra, I think you're freaky and i like you a lot.

In fondo a lei piace restare nascosta a patto che il gioco consista nel farsi cercare.


Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte.

Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è di farla franca


 stesso fondale, sotto luci diverse